Polittico della Compagnia dei Calzolai, 1498-1504

tempera e foglia d’oro su tavola (244 x 182 cm)
  • Opera: Polittico della Compagnia dei Calzolai, 1498-1504 - tempera e foglia d’oro su tavola (244 x 182 cm)
  • Autore: Gian Martino Spanzotti (da Casale Monferrato? 1456 ca., Chivasso 1526/28) e Defendente Ferrari (da Chivasso, attivo dal 1510 al 1531)
  • Provenienza dell\’opera: DATO MANCANTE
  • Direzione dei lavori: Cristina Mosseti, Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Torino. Il restauro è stato affidato alla ditta Kristine Doneux, Torino.
  • Indagini scientifiche:
  • Contributo:
  • Documentazione Fotografica: Marco Saroldi, Torino

Note storiche

L’importante polittico eseguito per l’Università dei Calzolai nella chiesa cattedrale di San Giovanni Battista costituisce uno dei più affascinanti problemi su cui si sono cimentati gli storici dell’arte. Il polittico faceva parte dell’arredo del Duomo nuovo che il vescovo Domenico della Rovere volle per la diocesi torinese a partire dal 1491. Come l’edificio, terminato nel 1498, anche la cappella fu oggetto di numerose trasformazioni che hanno determinato lo spostamento o la sostituzione di quasi tutte le tavole dagli altari della cattedrale. Pochi sono i documenti certi sulla cappella dei Calzolai: Dondolino, nel suo libro sul Duomo del 1898, registrava il documento del 20 gennaio 1504 con cui il capitolo del Duomo consentiva a Bartolomeo Robbio di Gattinara di istituire una cappellina dedicata all’Assunta presso la cappella dei santi Orso, Crispino e Crispiniano, dove pochi anni dopo verrà trasferito anche il beneficio della visitazione. Gli studi di Giovanni Romano hanno precisato i punti di riferimento stilistici e cronologici per le importanti tavole, attribuite a Dürer nel secolo XVIII, riferite nel corso dell’Ottocento a Macrino d’Alba fino alla proposta del Cavalcaselle in favore di Defendente Ferrari. Il polittico è da attribuire a Martino Spanzotti e al suo atelier con la collaborazione di Defendente Ferrari e la data proposta da Romano, 1498-1504, si basa sia su dati stilistici che di allestimento del polittico. Il restauro ha permesso di valutare la portata dei diversi interventi, riconoscendo le parti di integrazione, soprattutto nelle cornicette dorate con cui si era allestita la cappella seicentesca. Il risultato è quindi straordinario per la lettura delle tavole ma anche per la storia del polittico che oggi si fa più precisa. Recuperata cromaticamente la pellicola pittorica si è ora in grado di proporne la corretta successione, mentre neppure le indagini condotte in laboratorio hanno sciolto il mistero del cartiglio bianco ai piedi della Vergine.

Il polittico è composto di diciotto tavolette, di cui otto dipinte sui due lati, attualmente inserite in cornici di stucco sulle pareti e sul catino della cappella, mentre in origine facevano parte delle ante del polittico e probabilmente di una seconda predella. Esse raccontano la storia dei S.S. Crispino e Crispiniano ed erano visibili solo nei giorni festivi, quando le ante venivano aperte per mostrare il polittico; una volta richiuse era visibile l’immagine feriale, quasi monocroma, dei Santi e di un committente.

Il polittico invece è composto da cinque elementi: una tavola centrale con la raffigurazione della Madonna con il Bambino, due tavole laterali con i quattro santi, Crispiniano ed Orso a sinistra e Teobaldo e Crispino a destra, un coronamento con tre storie relative alla nascita del Cristo ed un coronamento con cinque scene della Passione. Quando la cappella è stata modificata nel 1669-70, il polittico è stato modificato: è stata eliminata la cassa che lo conteneva e le ante sono state smembrate e le tavolette ottenute sono state inserite nella decorazione a stucco delle pareti.

Nell’intervento di restauro sono state effettuate innanzitutto operazioni di risanamento della carpenteria e di consolidamento del supporto ligneo, sono stati inoltre risarciti i difetti di adesione e coesione degli strati pittorici. Successivamente si è intervenuto con la pulitura della pellicola pittorica e della doratura rimuovendo depositi di sporco, vernici alterate e vecchie ridipinture, effettuate in occasione di diversi interventi di restauro della cappella e del polittico, che sono documentati anche da scritte presenti su cartigli in stucco oppure sul retro delle tavole. Passati interventi di restauro avevano purtroppo compromesso in più punti la policromia, eliminando velature e abradendo la pellicola pittorica; per questo motivo i dipinti erano stati più volte pesantemente ritoccati, in particolare sui fondi, sui manti e soprattutto sui volti.

Il restauro ha rimesso in luce la qualità della pellicola pittorica originale, le lacune e le abrasioni sono state reintegrate con velature ad acquarello che hanno permesso di recuperare quasi del tutto la policromia originale.

Lo studio delle singole tavolette ha permesso di comprendere l’originario posizionamento e la sequenza delle scene. Sono stati raccolti numerosi dati sul retro dei dipinti e sulla posizione delle cornici originali e di restauro. L’immagine feriale oggi non più visibile perché dipinta sul retro delle tavolette applicate nel complesso decorativo della cappella è stata ricomposta e ricostruita fotograficamente.

Note sul restauro dalla documentazione fornita da: Kristine Doneux, Archivio A.R.P.A.I.

Luogo dell'Opera